L’Omega Speedmaster deve la sua fama alla spedizione sulla luna, ma esisteva già prima ed è rimasto immutato; unico orologio qualificato per lo spazio, l’unico di cui la Nasa si fida ed una delle poche cose impossibili da migliorare. Infatti, l’unica modifica introdotta da Omega è la scritta “Professional” sul caratteristico quadrante nero del Moonwatch.

La sua storia inizia nel 1848 quando un giovane di 23 anni, Louis Brandt, decide di aprire l’attività di fabbricazione di orologi da tasca di precisione con cassa d’argento e carica a chiavetta. Il fondatore di Omega viaggiava in diligenza, tre generazioni dopo un Omega Speedmaster sta al polso sopra la tuta degli astronauti che vanno alla conquista della luna. Le innovazioni tecniche intercorse sono geniali. Nel 1880 i figli di Louis Brandt, Louis-Paul e Cesar, trasferiscono la fabbrica a Bienne che verrà ulteriormente ampliata. Nel 1889 l’azienda conta 600 collaboratori. Nel 1913 il primo camion sostituisce la carrozza che collegava la fabbrica alla stazione ferroviaria. Il successo si deve a due elementi: ricerca della qualità e modernizzazione produttiva. Nel 1894 il calibro 19”’ viene battezzato Omega, che nella versione cronometro ha la regolazione dell’ora unicamente con la corona, rubini incastonati in costoni d’oro avvitati, bilanciere bimetallico compensato e tagliato, spirale Breguet e regolazione precisa grazie a una racchetta a collo di cigno e chiocciola graduata. Dieci anni dopo, la parola Omega entra nella ragione sociale della ditta, parola che è sinonimo di tecnica ed estetica. Nel 1892, viene lanciato il primo orologio da polso con ripetizione dei minuti, che è uno dei primi orologi da polso prodotti al mondo. Nel 1900 si inizia a produrre in serie e due anni dopo esce un modello da portare sul polso destro per la corona di carica all’altezza delle ore nove. Questi orologii vengono apprezzati dagli ufficiali militari britannici per la praticità rispetto a quelli da tasca. Precisione, affidabilità e resistenza a intense sollecitazioni motivano l’acquisto per la clientela militare. Un lontano precursore dello Speedmaster è il cronografo da polso 28,9 mm fornito ad Italo Balbo per la trasvolata atlantica Roma-Chicago-Roma. Il Seamaster è il frutto della ricerca su impermeabilità e robustezza ed è dotato anche di carica automatica. Dal 1903 Omega è affidata alla terza generazione della famiglia Brandt. Il ruolo decisivo è svolto Paul-Emile Brandt che aveva frequentato il politecnico di Zurigo e la Cornell University negli USA. Verso il 1925 prende vita la Societé Suisse pour l’Industrie Horlogère dopo la fusione con Tissot e due anni dopo entra a far parte del gruppo la Lemania, specializzata in contatori e cronografi. Nel 1948 viene realizzato il calibro da polso con tourbillon e, nel 1952, il cronometro da polso Constellation. Nel 1958 vengono inaugurati i nuovi locali per la ricerca e lo sviluppo e un nuovo edificio amministrativo. Omega conta 2300 dipendenti. Omega ha appena prodotto lo Speedmaster.


Siamo agli inizi degli anni Quaranta; il direttore generale di Lemania a L’Orient Marius Meylan riceve l’incarico di realizzare un calibro da cronografo di ventisette millimetri di diametro che doveva essere il più piatto possibile, con totalizzatori separati di trenta minuti e di dodici ore e trasmette l’incarico ad Albert Piguet. Questi lavorava già alla Lemania dove aveva perfezionato il cronografo Omega impiegato alle olimpiadi di Los Angeles con la modifica della lancetta rattrapante; aveva anche aumentato la frequenza del bilanciere da 18000 a 36000 alternanze nell’orologio da tasca con dimensione del movimento di ventiquattro linee portando la precisione del cronometraggio dal quinto al decimo di secondo. Piguet schizza i primi progetti e realizza interamente a mano un prototipo che viene approvato dalla direzione Omega. In seguito, fa costruire gli utensili necessari per passare alla fase produttiva e poi alla fabbricazione della prima serie. Il primo progetto non richiese modifiche di rilievo, salvo una sola volta tra il 1968 e il 1969: si trattava di semplificare il comando delle funzioni cronografiche e aumentare la frequenza delle alternanze da 18000 (2,5 Hz) a 21600 (3 Hz). Il calibro viene ribattezzato ‘861’. 

Albert Piguet nei quasi cinquanta anni di attività alla Lemania ha costruito contatori, cronografi, calibri calendario, movimenti otto giorni, calibro 27 millimetri e 19 mm per orologi con grande o piccola lancetta dei secondi a carica manuale o automatica. Nel 1942 entra in Lemania Jacques Reymond appena terminati gli studi presso la scuola di orologeria Le Sentier e inizia a lavorare agli ultimi progetti del nuovo calibro per cronografi da polso: il ’27CHRO C12′, cioè cronografo con movimento del diametro di ventisette millimetri e totalizzatore supplementare di dodici ore. Era uno dei tre cronografi della collezione Omega assieme al ‘28,9CHRO’ lanciato nel 1932 e al ‘33,3CHRO’ del 1933 (da tasca e da polso). Il movimento cronografico del ’27CHRO C12′ era noto come ‘Calibro 321’ ed era il più piccolo meccanismo della categoria. Il ‘28,9CHRO’ nel 1938 viene dotato di due pulsanti alle ore due e alle quattro, soluzione adottata universalmente nei cronografi. Il totalizzatore di trenta minuti si trova qui come nel ’39CHRO’ all’altezza delle ore tre. Il calibro è di standard elevato: diciassette rubini; spirale Breguet d’acciaio temprato, bilanciere ad autocompensazione, movimento dorato (la doratura rosa, esclusiva dei movimenti Omega, è stata abbandonata nei cronografi nel 1989). Nel 1943 Omega lanciò il ’27CHRO C12′ con casse di 32,5 e 35 millimetri di diametro. Il modello impermeabile, riconoscibile dai pulsanti arrotondati, ospitava unicamente il movimento C12. Lo stesso modello con protezione antiurto e spirale magnetica divenne disponibile dal 1946. In questo anno venne offerto a Winston Churchill che trascorreva un periodo di riposo sul lago Lemanno. Il cronografo ’27CHRO C12′ con la firma Lemania perché prodotto nel cantone di Vaud. Nella nomenclatura di Omega il ’27CHRO C12′ si chiama ‘Calibro 321’, mentre il movimento senza totalizzatore supplementare delle ore si chiama ‘Calibro 320’. Dal 1949 questi numeri figurano accanto alla referenza Omega senza che il movimento abbia subito modifiche sostanziali.

Da questo momento il cronografo Omega da 32,5 a 37,5 millimetri di diametro (che in certi modelli non impermeabile con il fondo avvitato) si chiamò ’27CHRO C12-321′. Di solito aveva lancette e quadranti luminescenti, scala tachimetrica e/o telemetrica. Il cronografo presentato al pubblico nel 1958 aveva queste caratteristiche: quadrante nero, lancette luminescenti, scala tachimetrica incisa sulla lunetta, cassa impermeabile con diametro iniziale di trentanove millimetri e dal 1960 quaranta millimetri, per i modelli con scala tachimetrica sul fondo nero della lunetta, fondo cassa avvitato, protezione aggiuntiva del movimento mediante un coperchietto interno, cristallo incurvato, bracciale estensibile di metallo. Nel gennaio 1957 Lemania avviò la produzione dello Speedmaster che fu presentato al mercato nel 1958.

Dal 1966 sul quadrante del cronografo appare la scritta ‘Professional’. Nel frattempo, il grande successo di mercato costringe la fabbrica a ritoccare il meccanismo e a semplificare il calibro. Le dimensioni del movimento rimangono invariate. Il cambiamento coinvolge la leva: le funzioni cronografiche vengono comandate non più da una ruota a colonna ma da un sistema a navette che permette di eliminare i ritocchi, la smussatura e la levigatura senza pregiudicare l’aspetto estetico. L’esperienza spaziale ha fornito allo Speedmaster la riprova della sua perfezione. Nel 1969 Omega ha lanciato una serie di Speedmaster inizialmente limitatissimo, ampliata poi a 1014 esemplari numerati. Cassa e bracciale erano di oro 18 carati e sul fondo cassa era incisa la scritta ‘Omega Speedmaster – Apollo XI 1969 – The first watch worn on the moon’. L’esemplare numero uno fu consegnato al presidente degli stati uniti Richard M. Nixon. Da allora lo Speedmaster viene riedito in versione speciale d’oro. Il primo Speedmaster a carica automatica con datario che ospitava il calibro 1040 fabbricato da Lemania esce di fabbrica nel 1971. Lo Speedmaster 125 è stato lanciato nel 1973 per il 125° anniversario di Omega, prodotto in duemila esemplari con certificato ufficiale di cronometro: il primo cronometro – cronografo Omega. Nel 1975 Omega produce una serie speciale di cinquecento esemplari con il simbolo in miniatura della missione americano-sovietica Apollo-Soyuz al posto della scritta Speedmaster Professional. Dal 1980 lo Speedmaster dispone anche di fondo cassa trasparente.


L’operazione di produrre uno Speedmaster necessita di conoscenza approfondita dell’orologeria, tempo e pazienza. Occorrono quattordici mesi per produrre le parti che compongono il cronografo: ogni piccolo elemento viene stampato a L’Orient, poi rettificato, ripassato, molato e rifinito con grande precisione. Molla d’innesto, molla della leva di blocco, molla del martello, molla di comando, molla-frizione per la ruota centrale del cronografo, molla-frizione del pignone conduttore, molla del pulsante di azzeramento, molla dell’albero del paletto del martello, zoccolo, molla della leva stop per contatore dei minuti, bascula della leva di blocco, bascula di comando, scatto dello spostatore, martello, … perché ogni singolo pezzo ha la sua unica e fondamentale funzione. Il movimento dello Speedmaster è il risultato di innumerevoli pezzi meccanici che esigono tutti un trattamento accuratissimo. La cassa viene fabbricata separatamente dal movimento e ha le sue esigenze, soprattutto se ha una cassa impermeabile. Tranciare a stampo, modellare, spianare, trapanare, cesellare, fresare, smussare, levigare, controllare, e dopo ogni operazione vengono eseguite le verifiche. La cassa dello Speedmaster è particolarmente difficile da levigare. Il telaio (o carrure) richiede ben ventidue operazioni distinte, cinque la lunetta, quattro il fondo cassa; tutte operazioni che vanno eseguite a mano con una spazzola rotante. Il controllo di impermeabilità avviene per immersione sotto pressione in acqua a cinquanta gradi e non deve formarsi la condensa dovuta alla pressione parziale. Lemania è responsabile per le operazioni che riguardano il movimento e la messa in cassa fino al buono di uscita. Le ottanta operazioni per mettere a punto la piastra devono essere precise al centesimo di millimetro. Non può essere sostituito il lavoro manuale. Nell’atelier d’assamblage gli orologiai montano pignoni, leve, molle, ancore, bilancieri, ponti e ponti del bilanciere. L’ultima fase consiste nel posizionare quadrante e lancette. La lancetta dei secondi è ricurva sulla punta e per fissare le lancette ci vuole un bel colpo di martello. La messa in cassa è accompagnata da una lunga serie di verifiche. I controlli finali dello Speedmaster richiedono cinque giorni, la verifica delle funzioni cronografiche ventiquattro ore, il controllo della riserva di marcia cinquanta ore. E poi il test di impermeabilità, infine uno sguardo all’aspetto estetico che deve essere senza graffi o macchie per essere pronto per la consegna.