Ogni orologio Rolex prodotto ha un codice numero unico che lo identifica all’interno dell’intera produzione; tramite tale numero è possibile dedurre approssimativamente l’anno di produzione dell’orologio ed essere così meglio in grado di valutare la coerenza dell’orologio con tutti i suoi componenti e l’eventuale corredo. Questo numero viene chiamato numero seriale o numero di cassa, poiché è sempre inciso sulla cassa dell’orologio.

Dal momento che queste informazioni sul web o sono poco accessibili o risultano incomplete, abbiamo ritenuto necessario scrivere una guida il più comprensiva possibile per aiutare tutti gli appassionati a destreggiarsi tra questi numeri e poter acquistare con maggior consapevolezza.

Dal numeroAl numeroAnno
00.00120.1891926
20.19021.6911927
23.96924.7471928
28.29029.3111929
29.3121930
1931
29.9321932
29.93330.8221933
30.82334.3351934
34.33635.3651935
36.85637.5691936
40.92043.7921937
43.73971.2231938
71.22499.7741939
99.775106.0461940
106.047143.5081941
143.509202.0261942
230.878269.5601943
269.561347.4431944
347.442426.66021945
367.946455.4031945/1946
455.404569.3721946
569.373582.1061946/1947
582.107602.7281947
602.729608.5181947/1948
608.519641.8241948
641.825648.5081948/1949
648.508668.5031949
668.503678.9291949/1950
678.930723.6341950
723.635737.1051950/1951
737.106847.6171951
847.618874.8001951/1952
874.801927.3001952
927.301929.2611952/1953
929.262974.6811953
974.682982.1141953/1954
982.115999.9991954
10.00132.1801954
32.18163.4241954/1955
63.425139.1661955
139.167147.6901955/1956
147.691261.7151956
261.716272.2881956/1957
272.289360.9871957
360.988381.9221957/1958
381.923426.4801958
426.481437.2541958/1959
437.255530.1681959
530.169539.9681959/1960
539.969663.4841960
663.485688.7661960/1961
688.767785.2961961
785.297840.0451961/1962
840.046919.9161962
919.917950.4501962/1963
950.451974.1971963
974.198997.1351963/1964
997.1361.104.0681964
1.104.0691.141.0491964/1965
1.131.0501.269.4581965
1.269.4591.284.7891965/1966
1.284.7901.503.5911966
1.503.5921.534.0821966/1967
1.534.0831.695.1191967
1.695.1201.720.9761967/1968
1.720.9771.938.0641968
1.938.0651.958.6061968/1969
1.958.6072.236.9781969
2.236.9782.357.4791969/1970
2.357.4802.558.6561970
2.558.6572.591.2041970/1971
2.591.2052.841.2311971
2.841.2322.909.3461971/1972
2.909.3473.165.3591972
3.165.3603.203.1141972/1973
3.203.1153.566.9821973
3.566.9833.619.7651973/1974
3.619.7653.849.9141974
3.849.9153.864.5661974/1975
3.864.5674.092.9651975
4.092.9664.128.7141975/1976
4.128.7154.201.5511976
4.201.5525.162.8421976/1977
5.162.8435.426.1771977
5.426.1785.503.6401977/1978
5.503.6415.746.3271978
5.746.3285.976.7651978/1979
5.976.7666.128.1521979
6.128.1536.151.2601979/1980
6.151.2616.400.6701980
6.400.6716.541.5581980/1981
6.541.5597.100.7241981
7.100.7257.227.9401981/1982
7.227.9407.473.9411982
7.473.9427.625.3671982/1983
7.625.3688.384.2561983
8,384.2578.431.1461983/1984
8.431.1478.712.9651984
8.712.9668.831.7171984/1985
8.831.7189.330.8041985
9.330.8059.358.5401985/1986
9.358.5419.764.4781986
9.764.4799.999.9991986/1987
R1987
RL1988
LL1989
LE1990
EX1991
NN1992
CS1993
SS1994
WW1995
WT1996
TU1997
UU1998
AA1999
PP2000
PK2001
KY2002
YF2003
FF2004
FD2005
ZZ2006
ZM2007
MV2008
VV2009
VG2010
Grandom2011

Il 50° Anniversario non ha portato i nuovi 16202. Audemars Piguet presenta il nuovo Royal Oak Jumbo Scheletrato Ref.16204 con una caretteristica particolare: “extra-piatto”, aprendo anche questa volta una discussione per la collezione RO da 39mm.

I due nuovi Royal Oak Scheletrati ref. 16204ST (a sinistra) e ref. 16204OR (a destra)

L’arte della scheletratura nel nuovo Royal Oak

Gli orologi scheletrati, come vengono nominati da Audemars , rappresentano un’arte importante , ovvero quella di -saper togliere-. Ed in effetti possiamo definirla un’ arte quasi essenziale per noi appassionati data la bellezza del risultato.

Paragone tra il Jumbo 16202 in acciaio e la sua variante 16204 scheletrata

La scheletratura apparve per la prima volta nella collezione Royal Oak nel 1981 su un orologio a pendente, il Modello 5710BA, seguito nel 1986 dal Modello 25636 dotato del calendario perpetuo extra-piatto a carica automatica, il Calibro 2120/2800. Tuttavia, quest’arte si affermò realmente nella collezione negli anni ’90, un decennio che assistette alla nascita di numerosi modelli di Royal Oak scheletrati in un’ampia varietà di dimensioni e stili.

Paragone tra il Jumbo 16202 in oro rosa con quadrante e la sua variante 16204 scheletrata

Il primo “Jumbo” scheletrato fu lanciato nel 1992: un modello unico con referenza 14811, il cui quadrante era decorato con il motivo di una quercia, e venduto all’asta per sostenere la nuova Fondazione Audemars Piguet. Molti altri modelli “Jumbo” scheletrati dotati del Calibro 2120 extra-piatto furono introdotti in serie molto ridotte fino agli anni 2000.

A 10 anni di distanza dal 40° Anniversario

Nel 2012, in occasione del 40° Anniversario del Royal Oak, era stata realizzata un’esclusiva versione in platino con quadrante scheletrato limitata a soli 40 pezzi. In occasione del 50esimo, viene presentato un nuovo modello openworked ultra sottile che ci mostra come la Maison si sia evoluta in 10 anni di ricerca e sviluppo.

Paragone tra il modello Openworked presentato 10 anni fae quello presentato oggi.

La collezione Royal Oak ha incluso dalla sua presentazione fino ad oggi più di 50 modelli scheletrati.

Royal Oak Jumbo Extrapiatto Scheletrato in acciaio

Ora veniamo a noi!

Il Royal Oak 16204ST potrebbe anche essere la più bella release dell’anno.

La cassa dello spessore di 8,1 mm è in acciaio, così come il bracciale. Il movimento è di color rodio, scheletrato e presenta, come possiamo vedere, indici e lancette in oro rosa con rivestimento luminescente.

Sia il vetro che il fondello sono in vetro zaffiro e l’impermeabilità garantita è fino a 50 m. Per la chicca in onore del 50° anniversario che si può vedere dal fondello leggete fino alla fine!

Royal Oak Jumbo Extrapiatto Scheletrato in oro rosa

Questa versione potrebbe essere definita il fratello, più eccentrico, del precedente. Nonostante io preferisca l’acciaio sia per una questione estetica che comfort, anche qui la bellezza è innegabile.

La cassa, anche qui di 8,1 mm, è in oro rosa 18 carati. Il movimento scheletrato in questo caso è in color ardesia. Gli indici e le lancette invece presentano le stesse finiture del fratello. Il bracciale è in oro rosa con la classica deployante di AP.

Il vetro ed il fondello, così come per l’acciaio, sono in vetro zaffiro. Anche in questo caso è garantita una impermeabilità fino a 50 m.

Il nuovo calibro 7124

I due nuovi 16204 presentano per la prima volta il Calibro 7124, la versione scheletrata del Calibro 7121 appena presentato sul 16202 di cui potete leggere qui. Entrambi i calibri sono stati sviluppati in parallelo, quindi non progettando prima la versione normale e poi riadattando quella scheletrata. Questo ha portato

Durante i primi anni della sua storia, il Calibro 2120 e i suoi derivati rimasero nascosti all’interno delle casse degli orologi. La crisi del quarzo diede l’opportunità all’orologeria meccanica di sfoggiare la propria maestria e da qui, la necessità di far vedere i calibri che in precedenza erano nascosti dal fondello e dal quadrante.

La referenza esatta degli orologi è rispettivamente 16204ST.OO.1240ST.01 e 16204OR.OO.1240OR.01.

Conclusioni

Questo nuovo Royal Oak Jumbo scheletrato è incredibile. Ancora una volta Audemars Piguet ci ricorda delle sue capacità straordinarie nel realizzare i modelli openworked. Da quando siamo stati a Le Brassus nella loro manifattura, ci siamo resi conto di quanto lavoro ci sia dietro alla realizzazione di ognuno di questi orologi. Audemars Piguet è riuscita a mantenere quell’aspetto di artigianalità che molte Maison nel settore stanno ormai trascurando.


Come ogni anno, a Gennaio dobbiamo dire addio ad alcuni modelli di Patek. Secondo Patekaholic, questa che vi presentiamo è la lista dei modelli che lasceranno il catalogo.

Piccola precisazione: è capitato che in passato Patek Philippe non togliesse alcuni modelli che si pensava potessero andare fuori produzione. Nel caso del 5204R, fu annunciato per due anni di fila che sarebbe andato fuori produzione, ma al momento è ancora sul sito ufficiale della Maison.

I modelli fuori produzione di quest’anno

Quest’anno sono riportate circa 20 referenze fuori produzione, a cavallo tra tutte le principali collezioni di PP, dal Nautilus, alle grandi complicazioni. Di seguito la lista dei Patek Philippe fuori produzione dal 2022.

5711/1R-001

5711/1A-014 e 5711/1300A-001

5990/1A-001

5196G, 5196R e 5196P

5905P-001

5205R-001 e 5205R-010

5230R-001 e 5230G-001

5231J-001

5930G-010

5320G-001

5270P-001

5372P-001 e 5372P-010

Conclusioni

Anche quest’anno ci sono diversi orologi già menzionati gli altri anni, ma visto l’andamento della pandemia e i cambi di programma che hanno dovuto seguire un po’ tutti i marchi d’orologeria, la lista potrebbe confermarsi veritiera quest’anno. Speriamo in una fresca lista di novità Patek Philippe per il 2022, quindi potrebbe essere il momento giusto per far spazio sul catalogo.


Il sogno più grande che ha accompagnato molti di questi amanti dell’avventura è sicuramente uno solo: il giro del mondo.

Reso celebre da Joules Verne, questo particolare tipo di viaggio consiste nell effettuare un giro intorno al globo visitando i paesi scelti e tornare dove si era partiti.

La scelta dei paesi spetta ai viaggiatori, ma è determinata anche dal tempo a disposizione e dal mezzo di trasporto scelto per portare a termine questa grande avventura.

Spesso, per rendere l’esperienza ancora più ricca di emozioni, chi decide di tentare il giro del mondo lo fa usando mezzi di trasporto inusuali, storici o comunque non convenzionali.


“The longest flight”

Il 5 Agosto è partita da Goodwood una spedizione voluta dai fondatori della accademia di volo Britannica Boultbee, che tenteranno l’impresa utilizzando esclusivamente uno Spitfire originale degli anni ’40, famoso aereo da guerra monoposto, adeguatamente restaurato per l’occasione. Prende così il nome di “Silver Spitfire – The Longest Fligh”, simboleggiato dall’aereo che si vede oggi spesso associato ad IWC.

Nel corso del viaggio toccheranno 30 paesi diversi (compresa l’Italia!) e percorreranno circa 43.000km. direi una bella missione


Un nuovo orologio per l’occasione era una cosa piuttosto logica

Con una tradizione quasi centenaria riguardante gli orologi da pilota, IWC sponsorizza la spedizione e, in occasione di questa, ha creato una serie limitata a 250 esemplari del suo amato e conosciutissimo Pilot.

Questo nuovo Pilot “Spitfire” presenta una importante cassa in acciaio inossidabile da 46mm di diametro, per rendere, grazie anche agli indici luminosi, più facile la lettura del quadrante in ogni situazione di volo.

Il fondello è chiuso e insieme alla corona a vite rendono l’orologio impermeabile fino a 6 atmosfere.

Il calibro automatico cal.82760 di manifattura IWC con 60 ore di riserva di carica è dotato di un avanzato sistema di regolazione automatica del fuso orario grazie alla ghiera nera con un inserto con vari time-set delle principali città del mondo.

Basterà girare la ghiera fino alla città desiderata per far si che le ore, l’indicazione delle 24ore e la data si regolino automaticamente sul fuso orario desiderato.

Il vetro zaffiro antiriflesso che protegge il quadrante è anti-decompressione, caratteristica fondamentale per essere usato in ambienti (come l’aereo) dove ci possono essere dei forti sbalzi di pressione dovuti ai repentini cambi di altitudine.

L’acciaio della cassa, il nero di quadrante e ghiera e il verde militare del cinturino in tessuto rendono omaggio sia ai colori dello Spitfire che al background avio-militare dal quale provengono gli orologi IWC.

Questa particolare edizione limitata a 250 esemplari è stata creata per accompagnare ed assistere i due piloti Steve Boultbee-Brooks e Matt Jones nella loro spedizione.


Il primo Rolex Daytona appartenuto a Paul Newman, battuto in asta da Phillips, è stato un vero record mondiale, infatti visto che un orologio di Paul Newman non bastava, quest’anno è all’asta a New York il secondo Daytona appartenuto all’attore impossibile ma vero.

Nel 2020 tutti ne abbiamo bisogno. Coronavirus e altro di cui non mi soffermo a parlare non fermano Aurel Bacs e il suo team che, sfornano record come se nulla di strano stesse accadendo.

Partiamo dal principio, però…

Rolex Daytona “Paul Newman” appartenuto all’attore Paul Newman

Credits: Phillips

Drive carefully
Me

Non vi dice niente? Non ci credo.
Se seguite gli orologi da meno di un anno siete perdonati, ma se sono più di 12 mesi che siete sul campo fidatevi di me: avete già visto questa scritta.

Di sicuro quando Joanne Woodward regalò, nel 1968 questo Rolex Daytona a suo marito, non si aspettava di certo che quello stesso oggetto sarebbe stato il Daytona, nonché il secondo orologio, più costoso della storia. E non ce lo immaginavamo neanche noi. Battuto in asta da Phillips per 17.8 milioni di dollari, è probabilmente l’orologio più iconico di sempre. E, sì, possiamo usarlo eccome “iconico” in questo caso.

Credits: Phillips

Tasti a pompa, lunetta metallica…

Quando questo cronografo fu creato, Rolex non pensava ad altro se non a ciò che, probabilmente, aveva in mente anche Paul Newman: le corse automobilistiche. E quale calibro migliore di un valido Valjoux 72 con ruota a colonne per perpetrare questo scopo?!

Ma ciò che ci interessa di questo 6239 non è il calibro… Ragioniamo per equazioni e teoremi: Daytona “Paul Newman” = Quadrante (anche se in questo articolo dimostreremo che non è vero).

Esotico, cosa vi ricorda? A me ricorda noci di cocco, pelle abbronzata, mari tropicali… tutto tranne i due occhi azzurri dell’attore. Eppure il nome di questi quadranti, che noi oggi chiamiamo “Paul Newman”, era originariamente questo: esotico. E tutto questo ci piacerebbe anche, se non fosse che, ormai, il mito di Newman e del suo orologio sono intrecciati con una trama indissolubile. E non c’è nulla di particolarmente esotico.

Il nome, ovviamente, deriva dal fatto che il celebre Paul Newman possedesse questo orologio per davvero.
A differenza di molti di noi/voi, così fortunati da possederne uno, lui però non lo teneva in cassetta.

Paul Newman, con il proprio orologio, faceva qualcosa che oggi si vede poco: lo usava. Lo usava sul set, lo usava per nuotare e lo usava, soprattutto, per cronometrare i suoi tempi con le auto.

Credits: Phillips

Attore e pilota, con degli ottimi orologi e una dose di charme da riempirci uno stadio. Non c’è poi da stupirsi se sia diventato così celebre.

Ma vediamo un po’ di storia: dopo averlo indossato e usato, negli anni 90 Paul Newman regala l’orologio a James Cox, fidanzato della figlia, che lo indossa per quasi vent’anni. Quando quest’ultimo decide, a sua volta, di separarsene ne intuisce però il valore storico, e lo mette in asta a New York, da Phillips. Era il 2017, e non credo che James se lo aspettasse…

Colpo di scena: un nuovo orologio.

Che sia un caso, un’ironia o un’ingiustizia, succede spesso: i fatti passano alla storia sempre confusi. E così vediamo, come questo secondo Rolex Daytona, sempre appartenuto a Paul Newman, sia quello che per davvero lo caratterizza.

Drive Slowly / Joanne

Credits: Hodinkee

Chi dice che le incisioni sul fondello rovinano gli orologi sicuramente non la pensava come Joanne Woodward. La classe non è acqua, e sicuramente non si può comprare, ma orologi come questo Rolex Daytona ref. 6263 se la portano con sé, senza che nemmeno gli venga chiesto. E l’incisione, per la seconda volta, ne è solo la conferma.

Ve lo abbiamo fatto vedere spesso, ma ecco che finalmente lo incoroniamo del tutto: Un Uomo e il suo Orologio. Perché lo sto citando? Se ancora non lo avete in mente, il libro di Matt Hraneck porta in copertina proprio l’orologio di cui stiamo parliamo!

Rolex Daytona 6263 “Non Paul Newman”, di Paul Newman

Credits: Hodinkee

Quanto ci piacciono i giochi, soprattutto quelli di parole. Eppure è proprio così: è l’orologio di Paul Newman, ma non è un “Paul Newman”, non è un quadrante esotico, nemmeno per sogno.

Cosa cambia dallo scorso esemplare battuto in asta? Tante cose.
Per cominciare, manca l’iconico cinturino “bund” , e al suo posto troviamo invece un bel bracciale Oyster. La referenza anche è diversa.

Ciò che però davvero è distinto dall’ultima volta è che questo pezzo è successivo e, forse, meno iconico dell’altro.
Quando ricevette in dono per il venticinquesimo anniversario di matrimonio quest’orologio, Paul Newman decise di donare il 6239 a James Cox. Da allora vediamo l’attore con al polso questo Daytona, spesso in contesti automobilistici, quasi sempre con i pulsanti svitati, pronti all’uso.

Ci aspettiamo un risultato pari a quello della scorsa volta?

Onestamente, non credo. Eppure, per molti versi, è un peccato. Quello che però credo, è che questo sia un orologio per intenditori forse più del precedente, e che richieda ancor più passione per essere apprezzato a pieno.

Immaginatevi un buon collezionista con al polso un 6263 Big Red. Non penso vi suoni strano…
Ecco: pensate a quella stessa persona, a quanto possa essere intrigante avere al polso un orologio per alcuni “normale”, ma con un lignaggio di questo spessore. Pensate al fascino di passare non proprio inosservati, ma sicuramente di essere discreti, avendo al polso niente po-po’ di meno dell’orologio del buon Paul Newman.

Per vostra curiosità finale l’orologio è stato venduto a 5.475 milioni di dollari! direi non male come cifra.


Parliamo di questo stupendo orologio di lusso che ormai ha invaso il mercato dell’alta orologeria

Questo orologio è un pezzo speciale uscito per il cinquantesimo anniversario del Rolex Submariner nel dicembre 2003.

Ci sono cinque tipi di Rolex Submariner con ghiera verde definiti MARK con caratteristiche differenti, vediamoli insieme:

MARK I

  • Gli indici che vanno da 28 a 32 sono stati modificati ed accorciati per ospitare la scritta SWISS MADE che risulta così più grande
  • La “O” della scritta Rolex è un po’ più larga rispetto al resto

MARK II

  • La scritta SWISS MADE diventa un po’ più stretta
  • La “O” della scritta Rolex rimane ovale ma la “R” della scritta Oyster è allineata con la gambetta della “R” della scritta Rolex

MARK III

  • La “O” della scritta Rolex da ovale diventa tonda
  • La “R” della scritta Oyster si posiziona al centro della “R” di Rolex

MARK IV

  • La scritta SWISS MADE si adatta perfettamente tra gli indici 28 e 32

MARK V

  • La distanza tra le parole Officially Certified è ridotta

L’Omega Speedmaster deve la sua fama alla spedizione sulla luna, ma esisteva già prima ed è rimasto immutato; unico orologio qualificato per lo spazio, l’unico di cui la Nasa si fida ed una delle poche cose impossibili da migliorare. Infatti, l’unica modifica introdotta da Omega è la scritta “Professional” sul caratteristico quadrante nero del Moonwatch.

La sua storia inizia nel 1848 quando un giovane di 23 anni, Louis Brandt, decide di aprire l’attività di fabbricazione di orologi da tasca di precisione con cassa d’argento e carica a chiavetta. Il fondatore di Omega viaggiava in diligenza, tre generazioni dopo un Omega Speedmaster sta al polso sopra la tuta degli astronauti che vanno alla conquista della luna. Le innovazioni tecniche intercorse sono geniali. Nel 1880 i figli di Louis Brandt, Louis-Paul e Cesar, trasferiscono la fabbrica a Bienne che verrà ulteriormente ampliata. Nel 1889 l’azienda conta 600 collaboratori. Nel 1913 il primo camion sostituisce la carrozza che collegava la fabbrica alla stazione ferroviaria. Il successo si deve a due elementi: ricerca della qualità e modernizzazione produttiva. Nel 1894 il calibro 19”’ viene battezzato Omega, che nella versione cronometro ha la regolazione dell’ora unicamente con la corona, rubini incastonati in costoni d’oro avvitati, bilanciere bimetallico compensato e tagliato, spirale Breguet e regolazione precisa grazie a una racchetta a collo di cigno e chiocciola graduata. Dieci anni dopo, la parola Omega entra nella ragione sociale della ditta, parola che è sinonimo di tecnica ed estetica. Nel 1892, viene lanciato il primo orologio da polso con ripetizione dei minuti, che è uno dei primi orologi da polso prodotti al mondo. Nel 1900 si inizia a produrre in serie e due anni dopo esce un modello da portare sul polso destro per la corona di carica all’altezza delle ore nove. Questi orologii vengono apprezzati dagli ufficiali militari britannici per la praticità rispetto a quelli da tasca. Precisione, affidabilità e resistenza a intense sollecitazioni motivano l’acquisto per la clientela militare. Un lontano precursore dello Speedmaster è il cronografo da polso 28,9 mm fornito ad Italo Balbo per la trasvolata atlantica Roma-Chicago-Roma. Il Seamaster è il frutto della ricerca su impermeabilità e robustezza ed è dotato anche di carica automatica. Dal 1903 Omega è affidata alla terza generazione della famiglia Brandt. Il ruolo decisivo è svolto Paul-Emile Brandt che aveva frequentato il politecnico di Zurigo e la Cornell University negli USA. Verso il 1925 prende vita la Societé Suisse pour l’Industrie Horlogère dopo la fusione con Tissot e due anni dopo entra a far parte del gruppo la Lemania, specializzata in contatori e cronografi. Nel 1948 viene realizzato il calibro da polso con tourbillon e, nel 1952, il cronometro da polso Constellation. Nel 1958 vengono inaugurati i nuovi locali per la ricerca e lo sviluppo e un nuovo edificio amministrativo. Omega conta 2300 dipendenti. Omega ha appena prodotto lo Speedmaster.


Siamo agli inizi degli anni Quaranta; il direttore generale di Lemania a L’Orient Marius Meylan riceve l’incarico di realizzare un calibro da cronografo di ventisette millimetri di diametro che doveva essere il più piatto possibile, con totalizzatori separati di trenta minuti e di dodici ore e trasmette l’incarico ad Albert Piguet. Questi lavorava già alla Lemania dove aveva perfezionato il cronografo Omega impiegato alle olimpiadi di Los Angeles con la modifica della lancetta rattrapante; aveva anche aumentato la frequenza del bilanciere da 18000 a 36000 alternanze nell’orologio da tasca con dimensione del movimento di ventiquattro linee portando la precisione del cronometraggio dal quinto al decimo di secondo. Piguet schizza i primi progetti e realizza interamente a mano un prototipo che viene approvato dalla direzione Omega. In seguito, fa costruire gli utensili necessari per passare alla fase produttiva e poi alla fabbricazione della prima serie. Il primo progetto non richiese modifiche di rilievo, salvo una sola volta tra il 1968 e il 1969: si trattava di semplificare il comando delle funzioni cronografiche e aumentare la frequenza delle alternanze da 18000 (2,5 Hz) a 21600 (3 Hz). Il calibro viene ribattezzato ‘861’. 

Albert Piguet nei quasi cinquanta anni di attività alla Lemania ha costruito contatori, cronografi, calibri calendario, movimenti otto giorni, calibro 27 millimetri e 19 mm per orologi con grande o piccola lancetta dei secondi a carica manuale o automatica. Nel 1942 entra in Lemania Jacques Reymond appena terminati gli studi presso la scuola di orologeria Le Sentier e inizia a lavorare agli ultimi progetti del nuovo calibro per cronografi da polso: il ’27CHRO C12′, cioè cronografo con movimento del diametro di ventisette millimetri e totalizzatore supplementare di dodici ore. Era uno dei tre cronografi della collezione Omega assieme al ‘28,9CHRO’ lanciato nel 1932 e al ‘33,3CHRO’ del 1933 (da tasca e da polso). Il movimento cronografico del ’27CHRO C12′ era noto come ‘Calibro 321’ ed era il più piccolo meccanismo della categoria. Il ‘28,9CHRO’ nel 1938 viene dotato di due pulsanti alle ore due e alle quattro, soluzione adottata universalmente nei cronografi. Il totalizzatore di trenta minuti si trova qui come nel ’39CHRO’ all’altezza delle ore tre. Il calibro è di standard elevato: diciassette rubini; spirale Breguet d’acciaio temprato, bilanciere ad autocompensazione, movimento dorato (la doratura rosa, esclusiva dei movimenti Omega, è stata abbandonata nei cronografi nel 1989). Nel 1943 Omega lanciò il ’27CHRO C12′ con casse di 32,5 e 35 millimetri di diametro. Il modello impermeabile, riconoscibile dai pulsanti arrotondati, ospitava unicamente il movimento C12. Lo stesso modello con protezione antiurto e spirale magnetica divenne disponibile dal 1946. In questo anno venne offerto a Winston Churchill che trascorreva un periodo di riposo sul lago Lemanno. Il cronografo ’27CHRO C12′ con la firma Lemania perché prodotto nel cantone di Vaud. Nella nomenclatura di Omega il ’27CHRO C12′ si chiama ‘Calibro 321’, mentre il movimento senza totalizzatore supplementare delle ore si chiama ‘Calibro 320’. Dal 1949 questi numeri figurano accanto alla referenza Omega senza che il movimento abbia subito modifiche sostanziali.

Da questo momento il cronografo Omega da 32,5 a 37,5 millimetri di diametro (che in certi modelli non impermeabile con il fondo avvitato) si chiamò ’27CHRO C12-321′. Di solito aveva lancette e quadranti luminescenti, scala tachimetrica e/o telemetrica. Il cronografo presentato al pubblico nel 1958 aveva queste caratteristiche: quadrante nero, lancette luminescenti, scala tachimetrica incisa sulla lunetta, cassa impermeabile con diametro iniziale di trentanove millimetri e dal 1960 quaranta millimetri, per i modelli con scala tachimetrica sul fondo nero della lunetta, fondo cassa avvitato, protezione aggiuntiva del movimento mediante un coperchietto interno, cristallo incurvato, bracciale estensibile di metallo. Nel gennaio 1957 Lemania avviò la produzione dello Speedmaster che fu presentato al mercato nel 1958.

Dal 1966 sul quadrante del cronografo appare la scritta ‘Professional’. Nel frattempo, il grande successo di mercato costringe la fabbrica a ritoccare il meccanismo e a semplificare il calibro. Le dimensioni del movimento rimangono invariate. Il cambiamento coinvolge la leva: le funzioni cronografiche vengono comandate non più da una ruota a colonna ma da un sistema a navette che permette di eliminare i ritocchi, la smussatura e la levigatura senza pregiudicare l’aspetto estetico. L’esperienza spaziale ha fornito allo Speedmaster la riprova della sua perfezione. Nel 1969 Omega ha lanciato una serie di Speedmaster inizialmente limitatissimo, ampliata poi a 1014 esemplari numerati. Cassa e bracciale erano di oro 18 carati e sul fondo cassa era incisa la scritta ‘Omega Speedmaster – Apollo XI 1969 – The first watch worn on the moon’. L’esemplare numero uno fu consegnato al presidente degli stati uniti Richard M. Nixon. Da allora lo Speedmaster viene riedito in versione speciale d’oro. Il primo Speedmaster a carica automatica con datario che ospitava il calibro 1040 fabbricato da Lemania esce di fabbrica nel 1971. Lo Speedmaster 125 è stato lanciato nel 1973 per il 125° anniversario di Omega, prodotto in duemila esemplari con certificato ufficiale di cronometro: il primo cronometro – cronografo Omega. Nel 1975 Omega produce una serie speciale di cinquecento esemplari con il simbolo in miniatura della missione americano-sovietica Apollo-Soyuz al posto della scritta Speedmaster Professional. Dal 1980 lo Speedmaster dispone anche di fondo cassa trasparente.


L’operazione di produrre uno Speedmaster necessita di conoscenza approfondita dell’orologeria, tempo e pazienza. Occorrono quattordici mesi per produrre le parti che compongono il cronografo: ogni piccolo elemento viene stampato a L’Orient, poi rettificato, ripassato, molato e rifinito con grande precisione. Molla d’innesto, molla della leva di blocco, molla del martello, molla di comando, molla-frizione per la ruota centrale del cronografo, molla-frizione del pignone conduttore, molla del pulsante di azzeramento, molla dell’albero del paletto del martello, zoccolo, molla della leva stop per contatore dei minuti, bascula della leva di blocco, bascula di comando, scatto dello spostatore, martello, … perché ogni singolo pezzo ha la sua unica e fondamentale funzione. Il movimento dello Speedmaster è il risultato di innumerevoli pezzi meccanici che esigono tutti un trattamento accuratissimo. La cassa viene fabbricata separatamente dal movimento e ha le sue esigenze, soprattutto se ha una cassa impermeabile. Tranciare a stampo, modellare, spianare, trapanare, cesellare, fresare, smussare, levigare, controllare, e dopo ogni operazione vengono eseguite le verifiche. La cassa dello Speedmaster è particolarmente difficile da levigare. Il telaio (o carrure) richiede ben ventidue operazioni distinte, cinque la lunetta, quattro il fondo cassa; tutte operazioni che vanno eseguite a mano con una spazzola rotante. Il controllo di impermeabilità avviene per immersione sotto pressione in acqua a cinquanta gradi e non deve formarsi la condensa dovuta alla pressione parziale. Lemania è responsabile per le operazioni che riguardano il movimento e la messa in cassa fino al buono di uscita. Le ottanta operazioni per mettere a punto la piastra devono essere precise al centesimo di millimetro. Non può essere sostituito il lavoro manuale. Nell’atelier d’assamblage gli orologiai montano pignoni, leve, molle, ancore, bilancieri, ponti e ponti del bilanciere. L’ultima fase consiste nel posizionare quadrante e lancette. La lancetta dei secondi è ricurva sulla punta e per fissare le lancette ci vuole un bel colpo di martello. La messa in cassa è accompagnata da una lunga serie di verifiche. I controlli finali dello Speedmaster richiedono cinque giorni, la verifica delle funzioni cronografiche ventiquattro ore, il controllo della riserva di marcia cinquanta ore. E poi il test di impermeabilità, infine uno sguardo all’aspetto estetico che deve essere senza graffi o macchie per essere pronto per la consegna.